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La Fondazione Di Persio - Pallotta

La Fondazione Di Persio-Pallotta nasce nell’agosto 2021 con lo scopo di conservare, tutelare, promuovere e valorizzare le opere d’arte dell’Ottocento italiano e francese della collezione privata di Venceslao Di Persio e Rosanna Pallotta. La Fondazione gestisce e valorizza le attività culturali, organizza mostre, promuove lo studio e la ricerca, educa al patrimonio culturale anche in una prospettiva didattica e di educazione al bello. Nel perseguire le proprie finalità la Fondazione Di Persio-Pallotta gestisce il Museo dell’Ottocento.

Il Museo dell'Ottocento

Inaugurato il 18 settembre 2021, il Museo dell’Ottocento custodisce e mette a disposizione della collettività la collezione dei coniugi Di Persio, i quali, in circa 35 anni hanno raccolto oltre 260 opere relative alla scuola napoletana e alla Scuola di Barbizon. 

L’edificio risale al 1925 circa, già sede della Banca d’Italia poi Cassa di Risparmio di Pescara e Loreto Aprutino. Caduto in disuso per alcuni anni, lo stabile viene acquistato dai Di Persio nel 2010 e interamente restaurato e adattato alla nuova funzione secondo i più aggiornati criteri museologici. Come per alcune architetture dello stesso periodo, lo stabile assume una serie di stilemi ripresi dai palazzi del Rinascimento e del Barocco. 

Il percorso espositivo

La collezione è allestita su 3 piani, attraverso 15 sale espositive organizzate per temi, scuole e tendenze.

Sala I – il percorso inizia con il vedutismo internazionale di inizio Ottocento. Tra gli artisti presenti in sala si segnala l’austriaco Joseph Rebell con due paesaggi: Veduta di Castellammare (1820) e Il monastero dei cappuccini sulla costa amalfitana (1813), quest’ultimo commissionato dalla regina Carolina Bonaparte. 

Sala II – espone le opere dell’olandese Anton Sminck van Pitloo e dei pittori della Scuola di Posillipo tra cui spicca l’italiano Giacinto Gigante. Arricchisce la sala Veduta di Santa Lucia a Napoli (1826) del belga Frans Vervloet.

Sala III – pensata per introdurre il visitatore al piano successivo è dedicata a Domenico Morelli, professore all’Accademia di Belle Arti di Napoli. L’allestimento mostra la fase “orientalista” del pittore, con opere quali Cosarella (1878) e Una strada di Costantinopoli come io l’immagino (1872) e un ritratto del pittore realizzato dall’amico e collega Francesco Saverio Altamura nel 1848.

Sala IV – aprono la sala alcuni esponenti della Scuola di Resina: Marco De Gregorio, Federico Rossano e Alceste Campriani. Di Campriani è esposto Rovine di Pompei (1872 ca.), tavola acquistata dalla prestigiosa Maison Goupil. Completano la sala due opere di provenienza prestigiosa: Donna che ricama (1880 ca.) di Vincenzo Migliaro, appartenuta al maestro d’orchestra Arturo Toscanini e In gondola di Vincenzo Caprile, entrata nelle collezioni di Edoardo Scarfoglio e Matilde Serao.

Sala V – la tematica del paesaggio è qui rappresentata da artisti di diverse provenienze. Risalta la drammaticità della monumentale tela intitolata Dopo la tempesta (1895 ca.) di Francesco Capuano. 

Sala VI – principalmente destinata ai lavori di artisti abruzzesi che si formano presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli e che intrattengono rapporti con la moderna arte francese: Francesco Paolo Michetti con sei opere tra cui spicca l’Autoritratto (1877 ca.) e i fratelli Palizzi, con dipinti che testimoniano il legame tra il verismo e la pittura realista.

Sala VII – raccoglie il nucleo più cospicuo della collezione, diciassette opere di Antonio Mancini che racchiudono le varie fasi artistiche del pittore: dalle opere giovanili Testa di donna (La prima modella) (1866), ritratto eseguito all’età di quattordici anni, si passa a Verità, definita dal critico d’arte Dario Cecchi “fra i più bei quadri di tutta la nostrana pittura dell’Ottocento”, Testolina al sole (1913) proveniente dalla raccolta Frugone di Genova, fino ad arrivare agli autoritratti della maturità.

Sala VIII – dedicata perlopiù alla pittura di genere, risaltano i delicati acquerelli di Edoardo Tofano e i pastelli di Giuseppe Casciaro. 

Sala IX – chiude il piano l’ultima sala monografica che ha come protagonista Michele Cammarano, pittore napoletano che nel 1868 realizza Incoraggiamento al vizio, tela monumentale dal forte carattere politico-sociale. Tra le quindici opere dell’artista, figurano due ritratti della compagna Maria La Grave appartenuti alla collezione di Salvatore di Giacomo, due tele realizzate durante il viaggio in Eritrea e La strega (1865 ca.).

Sala X – espone ritratti di interni familiari borghesi, tra cui Il vizioso (1877) di Giovanni Ponticelli e scene a tema storico-letterario come il Tasso presso sua sorella a Sorrento (1861 ca.) e Ecco colui che andò all’Inferno e tornò (1865 ca.) entrambi realizzati da Francesco Saverio Altamura. 

Sala XI – dai pittori meridionali si passa alle opere di pittori provenienti dall’Italia settentrionale con opere che parlano del variegato universo femminile: L’adolescente (1890) di Silvestro Lega; Donna in preghiera di Rubens Santoro e Cleopatra di Tranquillo Cremona.

Sala XII – indaga la presenza degli artisti italiani in Francia con opere di Giuseppe e Filippo Palizzi a Barbizon, Federico Rossano presente in collezione con dodici opere, e Giuseppe De Nittis, tra i maggiori interpreti della mondanità parigina.

Sala XIII – continua il dialogo tra artisti italiani e francesi: Antonio Fontanesi e François Auguste Ravier; Vittorio Avondo e Léon Germain Pelouse; Serafino de Tivoli e Paul Désiré Trouillebert. 

Sala XIV – dedicata interamente all’arte francese, vanta la presenza di due paesaggi di Gustave Courbet Le bords de la Loue (1862) e Le ruisseau entre les rochers (1877). Ampio spazio è riservato ai protagonisti della Scuola di Barbizon: Théodore Rousseau con tre oli del periodo giovanile; Charles François Daubigny di cui si menziona Le ruines de Château-Gaillard (1873), appartenuto alla collezione di Alexandre Dumas Père; Narcisse Virgilio Díaz de la Peña rappresentato con nove opere di cui Le chemin du Jean-de-Paris (Les Roches) (1863), della collezione di Jean-Baptiste Faure e L’Innocence tentée par trois amours (1867), proveniente in origine dalla collezione personale dell’artista; altra provenienza prestigiosa è il dipinto Vaches a l’abrevoir (1855) di Constant Troyon, appartenuto prima alla collezione di Napoleone III e successivamente alla famiglia Rotschild.

Sala XV  prosegue la pittura barbizonnier con le opere di Paul Huet, George Michel e Jules Dupré. A chiusura del percorso l’unica donna presente in collezione, Rosa Bonheur, pittrice “animalier” di cui si espongono Les muletiers (1854) e L’attelage (1870 ca.).  

Una speciale menzione va poi alle cornici, che vanno dal XVI al XIX secolo, frutto di un’attenta e ricercata selezione da parte dei coniugi Di Persio volta alla valorizzazione delle opere.

La Biblioteca

All’ingresso del Museo è collocata la biblioteca composta da oltre tremila volumi riguardanti principalmente le arti visive del XIX secolo, con particolar riguardo agli artisti presenti in collezione. Oltre alle monografie, ai periodici e ai cataloghi di esposizioni temporanee più recenti, compaiono numerosi cataloghi di vendita di raccolte costituite tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento. Ad impreziosire il luogo, l’imponente cornice barocca e un dipinto del pittore simbolista Eugène Carrière che ritrae la figlia Nelly.